Dal Numero 501 del 29 giugno 2008 del Bollettino del Centro di ricerca per la pace di Viterbo
1. EDITORIALE. PEPPE SINI: UNA DICHIARAZIONE
Questo so. Questo.
Alla schedatura etnica proposta dal governo nazista dobbiamo saper rispondere come fece il popolo danese all'occupante nazista. Lo racconta Hannah Arendt ne La banalita' del male. Lo racconto ogni anno ai miei studenti. E' ora di farlo.
*
Al disegno di legge del governo nazista di condannare al carcere per il solo fatto di esistere e di vivere qui forse un milione di persone oggi presenti in Italia (i cosiddetti "clandestini" - esseri umani che nessun reato hanno
commesso) dobbiamo saper rispondere come fece il popolo danese all'occupante nazista. Lo racconta Hannah Arendt ne La banalita' del male. Lo racconto ogni anno ai miei studenti. E' ora di farlo.
*
Alla prosecuzione delle pratiche ormai decennali di perseguitare persone innocenti e recluderle in campi di concentramento; di consegnare ai loro aguzzini i fuggiaschi che nel nostro paese speravano di aver trovato scampo e umanita' ed asilo - quell'asilo che la Costituzione della Repubblica Italiana garantisce loro -; di permettere la riduzione in schiavitu' di innumerevoli persone, pratiche decise e ratificate da tutti - dico: tutti - i governi italiano dal 1998 a oggi, dobbiamo saper rispondere come fece il popolo danese all'occupante nazista. Lo racconta Hannah Arendt ne La banalita' del male. Lo racconto ogni anno ai miei studenti. E' ora di farlo.
*
Mi sembra che sia giunta per tutti l'ora della resistenza.
Con la forza della nonviolenza, con la forza della verita', con la forza del diritto, con la forza della misericordia. Con la forza e gli strumenti della democrazia, del diritto, della civilta'. Con la forza delle leggi in vigore, dico: delle leggi in vigore, ripeto: delle leggi in vigore - e prima e basilare la Costituzione della Repubblica Italiana. Per difendere il diritto alla vita e alla dignita' di ogni essere umano. Mi sembra che occorra contrastare e far cessare il governo nazista in Italia oggi. Questo penso. Questo.
2. MEMORIA. GIOVANNA BOURSIER: SCHEDATURE E GENOCIDIO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 giugno 2008 col titolo "Le lontane impronte dei rom". Giovanna Boursier, giornalista, e' anche una studiosa che ha dedicato particolare attenzione ed importanti ricerche alla storia e alla cultura dei rom, alla storia della lotta partigiana in Italia, allo sterminio nazista.]
Si sa che quel che fa male a un adulto, a un bambino fa male doppio. Perche' non puo' difendersi alla stessa maniera, e anche perche' non sempre ha gli strumenti per comprendere. Per questo, anche nel caso di reati, la legge prescrive pene e comportamenti diversi se si tratta di minori. Invece il ministro Maroni dice che le impronte vanno prese anche ai bambini rom per il loro bene, per garantire a chi ha il diritto di rimanere in Italia di vivere in condizioni decenti. Viene da chiedersi cosa c'entra la decenza con il fatto che bambini, ma anche adulti, che vivono nel nostro paese da secoli e, vale la pena sottolineare, al 70% sono italiani, vengano considerati diversi da altri bambini e adulti e debbano sottomettersi a misure che riguardano solo loro. Perche' non c'e' dubbio che i provvedimenti in questione considerano solo un determinato gruppo di persone schedato (o censito) in quanto gruppo, generalizzando comportamenti che dovrebbero appartenere alla sfera individuale. Purtroppo la storia dei sinti e dei rom e' da sempre una storia di discriminazione perseguita attraverso il controllo. Da secoli molte leggi che li riguardano prescrivono, prima di tutto, il loro censimento: come per afferrarli e contarli, mentre loro viaggiano sempre in fuga. Basti pensare alle politiche assimilazioniste di Maria Teresa d'Austria, che ordinava di identificarli e classificarli per cancellarne cultura e identita', e al fatto che i rom, due secoli dopo, subiscono la persecuzione e il genocidio nazista senza quasi senza lasciare rimorso e soprattutto attenzione. Persino nell'immediato dopoguerra quando si calcolano i risarcimenti dovuti alle vittime agli "zingari" si riconosce un po' meno che agli altri. Nel processo ad Eichmann il capo di imputazione che li riguardava venne stralciato. Tutto cio' anche perche' ben prima dell'avvento del nazismo, non solo in Germania ma in tutta Europa, esisteva una legislazione orientata prima al controllo e all'identificazione, poi alla loro omologazione e assimilazione. Nella Germania guglielmina e nella Repubblica di Weimar la "questione zingara" era affidata quasi esclusivamente alle autorita' di polizia locali col compito, sostanzialmente, di far rispettare regole e doveri: gli "zingari" dovevano lavorare e smettere la vita nomade. Per questo le leggi imponevano il loro censimento. Nel 1934 il Ministero degli interni tedesco comincio' a finanziare i Centri di igiene razziale nei quali la "questione zingara" venne affrontata con molta attenzione. Attingendo, soprattutto, a dati, nomi e luoghi di residenza raccolti dal Servizio informazioni di Monaco, ufficio fondato nel 1899 che in 30 anni aveva schedato migliaia di "zingari". Poi, nel giro di pochi anni, l'Istituto fu ribattezzato Ufficio centrale per la lotta alla piaga zingara. Il resto e' storia piu' nota anche se trascurata o rimossa. Vale la pena rileggerla, anche se, come dice un un vecchio rom, "oggi e' diverso, pero' non ci stupiamo, e ogni volta fa sempre piu' paura".
Nessun commento:
Posta un commento