Alla luce di quanto è avvenuto nella ulteriore puntata della telenovela “Nomine ai vertici” si imporrebbe qualche seria riflessione, ma dubito che sarà così. Di fronte al fatto che in Alto Adige è ormai prassi consolidata che è il potere politico che decide chi deve occupare le cariche più importanti della pubblica amministrazione, nessuno trova niente da ridire. Si propone solo di calibrare meglio alla luce dei dati della composizione linguistica della provincia a quali partiti spettino queste nomine. Ma il meccanismo di fondo non è messo in discussione.
Le nomine le fanno i vertici dei partiti che ci governano. Quindi il “problema nomine” non e dipende da quali sono le forze politiche che assieme alla SVP ci governano. Provate per un attimo a pensare che al governo della provincia invece del centrosinistra ci sia il centrodestra. Cambierebbe la percentuale delle persone che si sono dichiarate di madrelingua italiana? Ovvio che nò. Cambierebbero solo le forze politiche che propongono i nomi dei papabili. Non è difficile immaginare gli scontri, nascosti negli incontri delle segreterie o aperti sulle pagine dei quotidiani, tra le varie cordate di aspiranti. Vi immaginate le risse tra le due correnti di AN, e tra queste e Forza Italia? E i centristi di Benussi se ne starebbero in disparte a guardare?
Ma dai litigi di chi sta attualmente in maggioranza o di chi ci potrebbe essere in futuro i cittadini, a qualunque gruppo linguistico appartengano, che cosa ci guadagnano? Nulla credo, anzi ci rimettono perché questo meccanismo si impone a discapito della qualità dei servizi che le persone così nominate sono tenuti a erogare. E in questo sistema anche delle persone competenti con tutte le qualità per occupare il posto a cui sono nominate finiscono con l’essere risucchiati anche contro il loro volere nelle varie famiglie e clientele.
Chiediamoci allora se sia normale che tutte le nomine di cui sopra siano di competenza dei vertici politici. Se tutto questo è normale e soprattutto segno di buona salute democratica e di buon funzionamento amministrativo? È normale che i dirigenti di ogni articolazione dell’amministrazione provinciale, dai giudici del TAR ai dirigenti del settore sanitario, siano nominati o suggeriti pesantemente dal presidente della Giunta provinciale o da qualche altra lobby politica a cui si concede gentilmente di poter esprimere un candidato? Non sarebbe più rassicurante per tutti e più rispettoso delle regole di un paese democratico che alle cariche pubbliche si accedesse attraverso concorso per titoli ed esami e che funzionassero delle apposite commissioni con il compito di vagliare i titoli, le competenze e le capacità dei candidati?
Proviamo a chiederci se per un qualunque cittadino dell’Alto Adige sia più importante la madrelingua delle persone che vengono nominate ai vertici dei pubblici uffici (ma il discorso non cambia per i posti sottostanti) o piuttosto non sia più importante la loro competenza e preparazione. A rigor di logica la risposta dovrebbe essere la seconda: è di gran lunga più importante la competenza, ma pare che per un sacco di persone non sia così. Questo da il segno di quanto il clima civile locale sia avvelenato da un ritorno prepotente di nazionalismi contrapposti.
Fabio Visentin
Segretario provinciale di Rifondazione Comunista
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