La vicenda della Memc di Sinigo con la messa in cassa integrazione di centinaia di lavoratori, la prospettiva di perdere ulteriormente posti di lavoro e di veder chiudere una realtà produttiva di avanguardia impone a tutti una profonda e urgente riflessione. Anzitutto dovrebbe essere evidente che il “libero mercato” ha clamorosamente fallito e che per garantire uno sviluppo che sappia progettare il benessere dei territori, garantire una vita dignitosa alle popolazioni e un futuro alle giovani generazioni è indispensabile che “il pubblico” (Stato, Provincia e Comuni) assumano compiti di indirizzo e di programmazione economica sul territorio, intervenendo con idee programmi e finanziamenti (oltre che di rigidi controlli). Il semplice garantire alla multinazionale proprietaria della Memc la fornitura di energia elettrica a un costo conveniente non rappresenta affatto una garanzia per il futuro, non esclude che, risolto il problema per l’oggi, un domani si presentino delle condizioni di mercato per cui l’azienda trovi più conveniente trasferire la produzione in una qualunque delle aree in cui opera. Occorre affrontare il problema complessivamente. La Memc è un’azienda in cui si lavora e si produce silicio, materiale fondamentale per produzioni d’avanguardia: l’elettronica e la produzione di “energie rinnovabili”, i pannelli fotovoltaici. I lavoratori che vi sono impiegati sono prevalentemente lavoratori con una altissima specializzazione, difficilmente sostituibili se la produzione viene mantenuta e privi di sbocchi lavorativi all’altezza delle loro competenze in caso di chiusura. Tutto questo dovrebbe essere visto come una ricchezza e una grossa potenzialità, se la politica sapesse ritrovare un senso e guardare al futuro e al benessere del nostro territorio. Rifondazione Comunista da tempo si è posta il problema ed è convinta che si debba partire dalla valorizzazione delle potenzialità esistenti e pensare alla progettazione e alla realizzazione di una filiera completa del ciclo del silicio, che vada dalla produzione del cristallo (già esistente) alla sua lavorazione sino alla produzione dei pannelli solari. Questa filiera dovrebbe essere affiancata dalla creazione di un polo scientifico-tecnologico rivolto alla ricerca e alla ottimizzazione di quanto serve alla produzione delle energie rinnovabili. Tutto ciò rappresenterebbe lo sviluppo di un settore produttivo con un sicuro futuro, una produzione con una ricaduta decisiva sulla produzione di energia rinnovabile e rappresenterebbe inoltre la creazione di posti di lavoro qualificati a tutti i livelli, dalla produzione alla ricerca, indispensabili per evitare che giovani e non siano costretti ad emigrare. L’alta qualificazione dei lavoratori della Memc ci dice che le risorse umane sono già presenti, ma per un simile progetto è indispensabile che “il pubblico” trovi la capacità di fare programmazione economica e territoriale, elaborare progetti, intervenire sulla proprietà, coordinare e favorire sinergie e trovare i finanziamenti. La strada per uscire dalla crisi non può continuare ad essere quella di appoggiare e finanziare progetti elaborati dal privato, che seguono solo regole di mercato e la ricerca di profitti immediati e più grandi possibili. Questa è la proposta che rivolgiamo prima di tutto ai lavoratori della fabbrica e alle loro rappresentanze sindacali. Con il loro contributo è possibile imporre alla politica di muoversi in questa direzione.Fabio Visentin segretario provinciale Rifondazione Comunista
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