Non rinfocoliamo i nazionalismi che quassù di danni ne hanno fatti troppi. Sono convinta che un governo, il quale per giunta sta in piedi su una zampa che si dichiara federalista (ma non si doveva riconoscere alla Lega di sprecare la nobile parola “federalismo”) non può stabilire ricorrenze e altre cose senza accordarsi su come articolarle rispetto alle esistenti autonomie. In particolare quella della Provincia speciale autonoma di Bolzano, che ha anche un aggancio internazionale, essendo inserita , come è noto, nel Trattato di pace della seconda guerra mondiale. Ciò che non bisogna assolutamente fare è rinfocolare i nazionalismi che quassù di danni ne hanno fatti troppi. Orbene i Sudtirolesi di lingua tedesca sono certamente di cittadinanza italiana, non però di nazionalità italiana, e volere che lo siano si chiama assimilazione, pratica niente affatto democratica. Il presidente (non governatore!) Durnwalder, il popolare Durni, ha sempre paura di stare troppo a sinistra, data la forza delle destre che crescono al suo fianco; ma questa volta deve riconoscere di essere in parte causa del suo mal: Infatti quando Berlusconi cercava voti di fiducia, lui non si oppose a che parlamentari della Svp prendessero posizioni non contrarie al presidente e ora forse sperava di essere compensato politicamente, ma male gliene incoglie: Berlusconi non è affidabile, non è “ein Mann ein Wort” (un uomo, una parola). Bisognerà comunque trovare una via d’uscita perchè è bizzarro chiedere ai Sudtirolesi di lingua tedesca e ai Ladini che celebrino la proclamazione del Regno d’Italia (chè tale è in verità il giusto nome della data) regno del quale poco gli importa e meno ancora dei Savoia, ancor meno che alle popolazioni meridionali che sopportarono malvolentieri “l’occupazione regia” che portò male al sud. Dunque troviamo qualche forma di fantasia giuridica e usciamo da questo inghippo: basta che non imitiamo Saviano, il quale appena avuta la laurea ad honorem in Giurisprudenza se ne è servito per organizzare la curva sud a favore dei magistrati. Ci toccherà risentire le orde dei turisti che proclamano : “Qui siamo in Italia ,si parla italiano” e ricominciare a chiedere se sentendo parlare francese sono certi di essere in Francia e non magari in Tunisia o in Canada? Che noia, che dèja vu! E già che ci sono: a me fa molto piacere che il ministro Maroni si dia molto da fare per sistemare l’emergenza umanitaria dovuta all’arrivo di più di2000 in cerca di asilo politico: ma chi sono, tutti nipoti di Mubarak?
Lidia Menapace
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