Con un certo stupore ho letto oggi sul giornale il commentino a firma l.f. in cui si denuncia l’attacco dell’ “assessore al ragazzino” colpevole di aver girato in beneficenza i suoi gettoni di presenza. Poiché sono anch’io tirato in causa nella nota, vorrei precisare alcune cose. Trovo strano qualificare come “ragazzino” un geometra trentenne; se qualcuno mi avesse dato del ragazzino quando avevo trent’anni mi sarei offeso e avrei risposto per le rime. Ma questo serve evidentemente per squalificare l’ignobile aggressore (ma quanti anni pensate che abbia Luigi Gallo?). Sono andato a rileggermi la nota inserita su facebook da Luigi e del geometra non ho trovato traccia. C’è solo l’affermazione “trovo insopportabili quei politici, amici o avversari che fanno a gara a chi fa più beneficenza. chi da il 10 % del suo gettone, chi il 40, chi tutto quello del consiglio di quartiere”. È un’affermazione con cui concordo. Volete che vi dica quanti euro invio ogni anno in solidarietà ad associazioni che operano nel mondo per aiutare a vivere gli ultimi della terra? Non credo che interessi a qualcuno e non credo che sarebbe eticamente corretto farlo. Ma il problema è un altro. Da tempo è in atto una fondata campagna contro i costi della politica, contro le retribuzioni vergognosamente alte che gli eletti nelle istituzioni (Parlamento, Regioni, Province, Sindaci ecc) si sono visti attribuire e spesso hanno deciso di attribuirsi (non mi pare comunque che i compensi di Gallo per il suo ruolo di assessore rientrino ai primi posti). Quando qualche decennio fa si è cominciato a dire che era indispensabile elevare i compensi agli eletti si è detto che era bene farlo perché altrimenti le persone valide non avrebbero mai accettato di prendersi carico della cosa pubblica. L’argomento non mi ha mai convinto e infatti basta andare a vedere chi è finito con l’entrare nei parlamenti vari. Persone di grande valore, dedite al bene comune? Non mi pare proprio. Possibile che non esistano più persone degne disposte a lavorare per il bene comune senza la prospettiva di laute prebende? Ma l’argomento che più mi fa pensare che gli attuali compensi di parlamentari nazionali, regionali, provinciali ecc siano un grosso errore non è morale. È la convinzione che persone che da un giorno all’altro si trovano elette in uno di quei consessi e improvvisamente si ritrovano a vivere mensilmente con più di17mila euro e privilegi vari, dopo un paio di mesi non si ricordano più delle difficoltà che hanno a tirare avanti le persone comuni, di cosa voglia dire campare con la famiglia con 1.500 euro e il mutuo o l’affitto da pagare o tentare di sopravvivere con una pensione minima. Il rischio è che dopo poco tempo questi signori non rappresentano più i bisogni e le aspirazioni di chi li ha eletti. Per questo ritengo sia “una regressione democratica” che invece di proporre un drastico taglio alle retribuzioni dei politici (Rifondazione Comunista propone che siano dimezzate) si invitino gli interessati a fare la carità e soprattutto che si proponga un dimezzamento del numero degli eletti. Sono le retribuzioni dei parlamentari che devono essere dimezzate, non il loro numero, salvaguardando la rappresentatività delle assemblee elettive. Tagliamo i costi della politica, non la democrazia.
Fabio Visentin
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